Zinco

 

“Avevamo assistito per cinque mesi, pigiati come sardine e reverenti, alle lezioni di Chimica Generale ed Inorganica del professor P., riportandone sensazioni varie, ma tutte eccitanti e nuove. No la chimica  di P. non era il motore dell’ Universo ne la chiave del Vero; P. era un vecchio scettico ed ironico, nemico di tutte le retoriche (per questo, e solo per questo, era anche antifascista), intelligente, ostinato, ed arguto di una sua arguzia trista.”

   

 “A me, il primo giorno, toccò in sorte la preparazione del solfato di zinco: non doveva essere troppo difficile, si trattava di fare un elementare calcolo stechiometrico, e di attaccare lo zinco in granuli con acido solforico previamente diluito; concentrare, cristallizzare, asciugare alla pompa, lavare e ricristallizzare. Zinco, zinc, Zinck: ci si fanno i mastelli per la biancheria, non è un elemento che dica molto all’ immaginazione, è grigio e i suoi sali sono incolori, non è tossico, non da reazioni cromatiche vistose, insomma, è un metallo noioso. E’ noto all’ umanità da due o tre secoli, non è dunque un veterano carico di gloria come il rame, e neppure uno di quegli elementini freschi freschi che portano ancora addosso il clamore della loro scoperta.” 

 

“L’ altra materia prima, il partner dello zinco, e cioè l’ acido solforico, non occorreva  farselo dare da Caselli: ce n’ era in abbondanza in tutti gli angoli. Concentrato, naturalmente: e devi diluirlo con acqua; ma attenzione, c’è scritto in tutti i trattati, bisogna operare alla rovescia, e cioè versare l’ acido nell’ acqua e non viceversa, altrimenti quell’ olio dall’ aspetto così innocuo va soggetto a collere furibonde: questo lo sanno perfino i ragazzi del liceo. Poi si mette lo zinco nell’ acido diluito.

Sulle dispense stava scritto un dettaglio che alla prima lettura mi era sfuggito, e cioè che il così tenero e delicato zinco, così arrendevole davanti agli acidi, che se ne fanno un solo boccone, si comporta in modo assai diverso quando è molto puro: allora resiste ostinatamente all’ attacco. Se ne potevano trarre due conseguenze filosofiche tra loro contrastanti: l’ elogio della purezza, che protegge dal male come un usbergo; l’ elogio dell’ impurezza, che da adito ai mutamenti, cioè alla vita. Scartai la prima, disgustatamente moralistica, e mi attardai a considerare la seconda, che mi era più congeniale.”

“Perché la ruota giri, perché la vita viva, ci vogliono le impurezze, e le impurezze delle impurezze, anche nel terreno, come è noto, se ha da essere fertile. Ci vuole il dissenso, il diverso, il grano di sale e di senape: il fascismo non li vuole, li vieta, e per questo tu non sei fascista; vuole tutti uguali e tu non sei uguale. Ma neppure la virtù immacolata esiste, o se esiste è detestabile. Prendi dunque la soluzione di solfato di rame  che è nel reagentario, aggiungine una goccia al tuo acido solforico, e vedi che la reazione si avvia: lo zinco si risveglia, si ricorda di una bianca pelliccia  di bollicine di idrogeno, ci siamo, l’ incantesimo è avvenuto, lo puoi abbandonare al suo destino e fare quattro passi per il laboratorio a vedere che c’è di nuovo e che cosa fanno gli altri. “