ROMA - KATHMANDU  A/R

25.000 Km.  in pulmino FIAT 238

TRAVERSATA COMPIUTA DALL'AGOSTO ALL'OTTOBRE 1978

   

 

 

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LE TAPPE

 

ROMA - LUBIANA

LUBIANA - BELGRADO

BELGRADO - SKOPJE

SKOPJE - ASPROVALTA

ASPROVALTA - ANKARA

ANKARA - SIVAS

SIVAS - ERZURUM

ERZURUM - TABRIZ

TABRIZ - TEHERAN

TEHERAN - MASHAD

MASHAD - HERAT

HERAT - KANDAHAR

KANDAHAR - KABUL

KABUL - ISLAMABAD

ISLAMABAD - LAHORE

LAHORE - AMRITSAR

AMRITSAR - DEHLI

DEHLI - BENARES

BENARES - POKKARA

POKKARA - KATHMANDU

 

E' IMPORTANTE SAPERE CHE.....

 

Alla fine degli anni '70 il viaggio era impegnativo ma fattibile ed abbastanza sicuro. Il Touring Club stampava una piccola ma esauriente pubblicazione intitolata "Asia facile" ove venivano presentati e descritti vari percorsi per veicoli non necessariamente fuori strada che potessero viaggiare tra l'Europa e l'Oriente, compresa l'India ed il Nepal.  Dati tecnici utili ed aggiornati, come le lunghezze dei percorsi, i rifornimenti di carburante, alcune possibilità di pernottamento e sintetiche descrizioni delle curiosità e delle bellezze artistiche e paesaggistiche di maggior rilievo, riempivano in modo esauriente pagine avvincenti ed affascinanti.

I miei compagni di viaggio più significativi, che conoscevo bene già prima del viaggio e con cui ancora ho una duratura amicizia, sono Corrado Barbagallo e sua moglie Antonella Lauri, che contribuirono al buon esito dell'impresa per la competenza tecnica, l'equilibrio organizzativo e l'adattabilità psicologica messi in campo. Il mezzo utilizzato fu un pulmino Fiat 238, camperizzato artigianalmente con la possibilità di accogliere ben 7 persone sia per viaggiare che per dormire, disposti in cuccette smontabili durante la marcia diurna. Il mezzo portava nel carico anche alcuni pezzi di ricambio ed attrezzature per la manutenzione, rivelatisi importanti per la felice conclusione del viaggio. Le difficoltà incontrate furono sopratutto di natura climatica, per la diversità geografica dei terrori attraversati, dalle secche e fredde notti dell' acrocoro iranico fino all'afa umida e spossante delle pianure indiane. Inoltre la carenza di un sicuro approvvigionamento alimentare dal punto di vista sanitario, fu parzialmente compensata da una certa scorta di alimenti familiari e mediterranei come pasta e tonno. Alcune strade sterrate, sopratutto nella parte orientale della Turchia in territorio curdo, provocarono rallentamenti e rischi di guasti al pulmino. Inoltre la estrema varietà ed imprevedibilità dei comportamenti umani ai bordi delle strade, sopratutto in India, per la presenza indisciplinata di centinaia di carretti, mucche e bambini, trasformarono in interminabili gare di destrezza, percorsi di poche centinaia o decine di chilometri.

Il viaggio di andata, iniziato il 2 agosto 1978, si concluse alla fine della prima decade di settembre in Nepal, perché furono visitate, seppur brevemente le località più significative del percorso. Per il ritorno furono necessari solo 20 giorni, percorrendo abbastanza fedelmente l'itinerario dell'andata, cambiandone però spesso le soste. Un viaggio forse irripetibile ai giorni nostri, sopratutto per la situazione instabile dell'area Iran-Afghanistan, o per  qualche complicazione burocratica in più a causa della scomparsa dell'ex Jugoslavia e più in generale per il diffondersi di un turismo di massa fatto di voli aerei, che ha condizionato l'offerta turistica, uniformandola e standardizzandola a criteri concentrati verso modelli occidentali. Il nostro ricordo va sopratutto a tutti coloro che a volte per semplice e sincera ospitalità, a volte per pochi soldi, ci hanno aiutato, e forse negli anni successivi hanno pagato con la vita nelle guerre, carestie e calamità che si sono succedute in tutta l'area. In particolare a Yousef, un giovane e modesto albergatore di Kandahar , aperto ed amichevole, che ci offrì un incredibile pernottamento, ricco di premure e di serenità, dopo la faticosa traversata del deserto da Herat.

A lui, simbolo concreto di quel viaggio come accoglienza ed affetto tra i popoli, va il nostro pensiero. Tra la fine di settembre ed i primi di ottobre, non senza rischi ed avventure, riuscimmo ad uscire senza problemi dall'Iran, che cominciava proprio in quei giorni a vivere la speranza della rivoluzione khomeinista, ma anche le reazioni del regime dello Scià in sfacelo. L'8 ottobre eravamo di nuovo a Roma, felici e molto dimagriti, pronti a vendere a buon prezzo le nostre carte di riso, acquistate dopo estenuanti trattative, a sole 20 lire al pezzo.

 

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